Discussione: Hanasaku Iroha
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Vecchio 31-10-2014, 15:53
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Predefinito Riferimento: Hanasaku Iroha

Un'altra perla ...

Mi mancava vivere - seppur indirettamente - l’esperienza di gestire una tipica pensione termale giapponese, così come appassionarmi alle vicende economico-finanziare di un’impresa a conduzione famigliare nipponica. Sì, perché sono questi i vantaggi principali che ho tratto dalla visione di Hanasaku Iroha.

Hanasaku Iroha è un delicato racconto imperniato sulla tradizione imprenditoriale ‘giapponese’, ma cadenzato con la leggerezza tipica degli slice of life. Un mix di profondità e divertimento che non annoia piuttosto abitua lo spettatore a usi e costumi, specchio di quel modo di essere propriamente nipponico. Il suo andamento narrativo ricalca in pieno i canoni dei personaggi proposti. L’iniziale rigidità un po’ stereotipata che si manifesta conoscendo la direttrice Shijima, l’amica/nemica Minko, il cuoco Renji, l’ingenua Nako e la classica protagonista tutto genio e sregolatezza, Ohana, si stempera con il progressivo evolversi della storia, lasciando spazio ad un benefico sviluppo ‘culturale’ per ognuno dei suddetti protagonisti.
All’intreccio principale fanno da sfondo l’amore, presente ma - e questo è un grande pregio - non invadente, e le difficoltà quotidiane di un’etichetta che appare inflessibile pur nascondendo un retrogusto caldo e famigliare.

Hanasaku Iroha offre inoltre uno spaccato generazionale del Giappone moderno, ossessionato dal capital business in salsa anglosassone - reso alla perfezione dall’anglofila consulente gestionale Takako Kawajiri - contro il quale si scaglia il peso della tradizione salvaguardato da un’Okami (direttrice) sessantottenne. La scelta finale di non propendere per l’uno o l’altro aspetto è un merito, poiché dona la visione realistica della dualità in cui si trovano ad operare oggi queste diverse filosofie aziendali.
Tali discrepanze generazionali si registrano persino all’interno della tipica famiglia giapponese, dove il dovuto rispetto verso il genitore, sempre la direttrice, si scontra con le differenze caratteriali dei figli (in positivo, per la rivoluzionaria Satsuki; in negativo, per l’apparente inetto giovane padrone Enishi), per poi operare una sintesi nella figura della nipote/figlia Ohana. La stessa infatti contiene in sé i pregi e i difetti che si combattono tra le due generazioni famigliari precedenti, e non per altro è il mezzo mediante il quale si opera una composizione tra gli opposti, pur non snaturando le necessarie diversità.

Un merito particolare lo do infine all’ultimo episodio della serie, che personalmente reputo uno dei migliori finali visti in opere di questo genere. In particolare mi soffermo sui dialoghi offerti e faccio ancora una volta i miei complimenti alla sceneggiatrice Mari Okada. È un finale intenso, sebbene sobrio nella resa impreziosita dall’ottimo impianto musicale. Un epilogo che veicola un messaggio di speranza per il futuro: il prosieguo di un’avventura che non può fare a meno di appassionarti.

VOTO: 9
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