Discussione: Fanfiction: "The Wind"
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Vecchio 11-05-2006, 16:38
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Predefinito Re: Fanfiction: "The Wind"

*The Wind*

***
Qualcuno crede che la vittoria sia frutto di una strategia superiore.
Altri confidano che il valore sia la via per la vittoria.
Altri ancora affidano le loro speranze agli dei.
Poi ci sono quelli che ripongono la loro fede in spie, assassini, seduzioni, tradimenti, corruzione, avidità, paura.
Sono tutti sentieri illusori per il semplice motivo che, una volta concentrata tutta la propria attenzione sulla vittoria, si abbandona il reale per aggrapparsi al falso.
Che cos’è la realtà? Quando le lame dei nemici ti assaliranno con ferocia, e la tua vita sarà in pericolo, lo saprai.
Altrimenti, avrai vissuto invano.
Suzume-no-kumo (1599)
***


Capitolo 3


Calato nel contesto silenzioso della notte, con una bimba accoccolata addosso, davanti al languire del fuoco, quel potente demone cane non sembrava più così crudele e aggressivo come invece lui stesso adorava far credere.
Guardandolo, Kagura aveva l’impressione di trovarsi davanti ad una persona completamente differente, e probabilmente non si sarebbe stupita nel sentirlo molto loquace durante la cena. Naturalmente, siccome quell’individuo era pur sempre Sesshomaru, nonostante la mansuetudine, il loro breve pasto era stato molto silenzioso e freddo. Non si erano scambiati nemmeno una parola, ed erano rimasti uno davanti all’altra, a prestare attenzione alla carne che tenevano tra le mani. Solamente Jaken e Rin avevano rotto di tanto in tanto l’assenza di rumori, ma solo per brevi osservazioni, perché dovevano essere molto stanchi. Difatti, Rin, appena ingoiato l’ultimo boccone, si era appoggiata improvvisamente al braccio del demone dagli occhi dorati, già addormentata.

“Jaken, prepara un giaciglio per Rin.”

Le parole sempre ferme e distaccate dell’uomo, pronunciate con un tono più basso, fecero sobbalzare la Domatrice, ormai assuefatta al silenzio.

“La sistemo vicino a questo albero, signore?” domandò il demone ranocchio, osservando la zona e avvicinandosi ad una robusta pianta poco distante che aveva una rientranza nella parte più basa del tronco.

“Bene” bisbigliò l’interpellato, alzandosi in piedi molto lentamente tenendo in braccio Rin, che emise alcuni mugolii e aprì un poco gli occhi nonostante la grande delicatezza dimostrata dall’uomo per spostarla. I suoi piccoli occhi assonnati inquadrarono unicamente la figura esile di Kagura e subito tese un braccio in sua direzione.

“Signora…” miagolò sbadigliando “con la signora…”

La donna si pietrificò all’istante: possibile che una mocciosa le si fosse tanto affezionata? A lei i bambini non piacevano per niente! Li detestava! A furia di stare con Hakudoshi, di pensare all’altra metà del neonato, di controllare che Kohaku non la tradisse, aveva sviluppato una specie di allergia…

… Però, in effetti, quella era la prima volta che aveva a che fare con una bambina.

Sesshomaru la stava guardando, sempre tenendo tra le braccia Rin. Forse aspettava che se ne andasse, o magari, chissà, che si avvicinasse per accontentare davvero la piccola.

“Cosa devo fare?” la domanda le uscì senza che se ne rendesse conto: che razza di richiesta era? Porgerla a Sesshomaru, poi! Si sentiva davvero sciocca in quella situazione inaspettata. Era scappata alla disperata ricerca di Kanna, e poi si era fermata per cenare seduta davanti ad un fuoco. Ora stava programmando di tenere compagnia ad una bimba mentre cercava di dormire.


No.


Non stava veramente “programmando” una cosa del genere…


“Puoi fare quello che vuoi.”

Sesshomaru, ignorando il braccio ancora teso di Rin, si voltò e la posò ai piedi dell’albero scelto da Jaken, dove erano state ammucchiate dal piccolo demone foglie e steppaglie varie. “Stai buona, Rin”

Però la bambina si alzò subito e corse ad attaccarsi al kimono di Kagura, tirandolo verso l’albero e chiamandola a gran voce, affinché si sedesse a riposare vicino a lei.

“Non avevi sonno?” le domandò bruscamente Jaken, preoccupato che la Domatrice si irritasse.

“Si, ma anche la signora è stanca, a furia di riflettere! Dai, vieni!” rispose prontamente la piccola trascinandola vicino al giaciglio improvvisato e facendola sedere; poi, soddisfatta, si raggomitolò a sua volta vicino a lei, con un sorriso soddisfatto stampato sul volto ed augurò la buonanotte.

Il demone cane manteneva la sua solita espressione insondabile, mentre osservava il tenero quadretto, poi emise un impercettibile sospiro e si sedette poco distante, con la spada tra le braccia; Jaken si accoccolò a metà strada tra il suo padrone e le due ragazze, dopo aver ravvivato un poco il fuoco, per farlo durare di più.


“Mi permetti di restare qui?” domandò a bassa voce Kagura, incredula, ma cercando di mantenere un tono distaccato ed altero, per quanto lo stupore e il calore della bimba mezza abbracciata a lei permettessero. L’uomo si voltò per vedere se Rin stava effettivamente dormendo, poi spostò lo sguardo dorato sulla Domatrice, senza aggiungere nulla. Stava cominciando ad alzarsi un certo venticello fastidioso.

Perché diavolo non rispondeva? Va beh, ormai aveva capito che quel demone non era assolutamente loquace, però, credeva che in certe situazioni il dialogo fosse pressoché d’obbligo, almeno per non rendere l’atmosfera più tesa del normale. Ora che ci pensava, era anche la prima volta che le capitava di rimanere a dormire fuori di casa, lontano da Naraku, e per di più con dei “nemici”…

E non le era mai capitato neppure di dover improvvisare un discorso per rompere il ghiaccio… Poteva essere quella l’ennesima prima esperienza che faceva quella sera?

… No… non quella sera… non le sembrava possibile attaccare discorso con un uomo del genere…

“Ma che…?”

Ecco una cosa che invece le capitava troppo spesso: concentrarsi completamente nei propri pensieri e non riuscire più a far caso a ciò che le accadeva intorno.
Il tocco caldo di qualcosa di pesante l’aveva fatta tornare alla realtà e si era ritrovata Sesshomaru in piedi, davanti a sé, e la pelliccia di lui sulle sue ginocchia.

“Usala per coprire Rin… ed è abbastanza grande per tutte e due”


Mi permetti di restare qui?

Quel gesto lo intese come un si…



… Grazie…


Pensò, ma non lo disse: la crudele Domatrice dei Venti non si poteva certo abbassare a ringraziare un demone cane, a maggior ragione se era un nemico… un nemico…

Ma allora a chi l’avrebbe detto? Di amici non ne aveva, e a Naraku o ad Hakudoshi non avrebbe mai e poi mai detto una cosa simile.

Che fosse giunto il momento di pronunciare quelle sei lettere dal sapore tanto amaro?

Sesshomaru tornò a sedersi silenziosamente e chiuse gli occhi, ma Kagura sapeva che era vigile: naturalmente non si fidava di lei, così come lei non si fidava di lui, perciò era evidente che la controllasse.

Non lo avrebbe ringraziato.
Non aveva un particolare motivo per non farlo, ma non si sentiva di dire quella parola… quella sgradevole parola.

Rin si mosse e aumentò la stretta, bisbigliando qualcosa di incomprensibile.
Con quella bimba attaccata addosso si sentiva a disagio. Perché qualcuno le si era affezionata senza motivo? E poi, quest’altra parola, “affetto”, la faceva rabbrividire al solo pensarla… Perché l’aveva aiutata con quei demoni? L’aveva fatto perchè era preoccupata per quella creaturina, o piuttosto poiché la infastidivano quelle ripugnanti presenze?

Non aveva senso porsi tali domande… l’aveva salvata. Punto e basta. Non aveva riflettuto sul fatto che questo gesto l’avrebbe portata a dormire davanti ad un fuoco con una bambina avviluppata su di sé.

E ormai era tardi per qualsiasi domanda.

La notte si allontanava velocemente per lasciare posto al caldo sole, e le sue speranze di salvezza diminuivano ad ogni minuto che passava. Non ce l’avrebbe fatta. Sarebbe morta. Sarebbe stata sconfitta perché perdeva tempo a dormire anziché a cercare Kanna e quel dannatissimo marmocchio!

Ma si sentiva tanto debole.

Il calore che la pelliccia di Sesshomaru le trasmetteva la stava facendo rammollire, e non riusciva a fare niente per impedire che quella sensazione non del tutto spiacevole – anzi, in realtà, assolutamente piacevole - la privasse di ogni forza.

Senza volerlo lasciò che il suo capo si appoggiasse alla testolina di Rin e chiuse gli occhi.

Perché il calore era una percezione così bella?



*+*+*

Si alzò lentamente e vide che Sesshomaru stava dormendo.
Sorrise.
Le sarebbe bastato un attimo, un attimo solo…
La luna brillava in mezzo al cielo notturno.
Si avvicinò al demone e con una mano gli accarezzò piano i capelli argentati, poi, sguainato un pugnale, lo avvicinò al petto di lui.
L’avrebbe ucciso.
Lo avrebbe ucciso e avrebbe conservato il suo corpo per farlo danzare in mezzo agli altri cadaveri e osservare i riflessi dei suoi capelli scintillare in mezzo all’oscurità della morte.
Si, avrebbe fatto così, ma prima, c’era un'altra cosa che desiderava…
Quelle labbra sottili e pallide…
Le avrebbe catturate…
Prima che fosse troppo tardi.
Abbassò un poco la lama del pugnale e avvicinò il suo volto a quello di lui.
Non le restava quell’unica cosa da fare, poi sarebbe finito tutto.
Sarebbe finito tutto.
Sentì una lacrima scivolarle lungo una guancia e cadere sul volto del demone addormentato.
Si avvicinò maggiormente, incurante del pianto che adesso scorreva abbondantemente sui suoi zigomi magri e poi ricadeva come pioggia sugli occhi di Sesshomaru.
Un semplice bacio, prima di ucciderlo.
Ormai era vicinissima alle sue labbra.

*+*+*



Spalancò gli occhi di colpo e si portò una mano al volto meccanicamente, toccandosi febbrilmente le guance, mentre cercava la luna nel cielo con il respiro affannoso.
Non c’era. La notte era ancora più oscura di prima. Il novilunio non era ancora terminato.
E non stava piangendo.
Meno male.

“Hai fatto un incubo?” gli occhi dorati del demone cane la osservavano freddi. Non stava dormendo e non aveva coltelli puntati al cuore.

“Si” sibilò lei, lasciando ricadere la mano stancamente sulla pelliccia. Perché aveva cercato di baciarlo? E perché stava piangendo?

Lei non avrebbe mai pianto. Quello era uno stupido sentimentalismo umano. Le lacrime rendevano fiacchi, e lei non poteva permettersi debolezze.

“Gli incubi non hanno senso, vero?” domandò, richiudendo gli occhi color porpora per un altro istante e sfoderando un ghigno amaro e sfrontato al tempo stesso.

“Neanche i sogni ne hanno uno.” Rispose pacatamente lui. Forse per questo non valeva la pena dormire. Non c’era alcun motivo di smettere di vegliare su di Rin, per poi vedere unicamente stranezze insignificanti.

Kagura si alzò in piedi liberandosi con delicatezza dalla presa di Rin, che emise degli altri mugolii, ma non si svegliò, e si avvicinò alla riva del torrente facendo volare più distanti molte lucciole.

Più volte durante la sua breve vita si era sentita spaventata e arrabbiata, ma in quel momento, provava unicamente tristezza. Non avrebbe mai creduto di essere tanto “sentimentale”, ma in quel momento, forse si sarebbe messa veramente a piangere, se non fosse stata per la sua ferma volontà di non mostrarsi ancora più vulnerabile agli occhi di tutti.

Era finita, veramente.
Non aveva idea di dove trovare il neonato e di come salvarsi.
Il suo rapido giro turistico per il bosco si sarebbe concluso al più presto con un’ultima stretta al cuore, e così, addio Kagura…

Un forte tremore la scosse, ma fece di tutto per dominarsi e non darlo a vedere al demone cane, che continuava a osservarla senza parlare, seduto lì vicino, e naturalmente si era accorto dello strano movimento.

“Se ti restassero pochissime ore di vita, cosa faresti?” diede alla sua voce un tono spaccone, del quale si compiacque molto, e si voltò a fissare l’uomo negli occhi, come per sfidarlo: credevi che stessi per crollare? Illuso.

Sesshomaru sostenne lo sguardo. Quella donna era decisamente strana: prima cercava di raggirarlo con la solita storia del patto, poi salvava Rin, cenava con loro e dormiva abbracciata alla bambina, infine tremava e faceva discorsi assurdi.

“Non ti capisco.” Fece semplicemente, alzando le spalle.
Questa volta fu Kagura a stupirsi. Il concetto era chiarissimo…

“Ma sì! Se tu avessi la consapevolezza di stare per morire, c’è sicuramente qualcosa che vorresti fare prima della fine, no?” ma siccome non rispondeva neanche stavolta, riprese “in quell’incubo, per esempio, io avevo due ultimi desideri, ma erano insensati e macabri. Tu cosa faresti?”

Voleva assolutamente una risposta.
Era importante.
Se non fosse stato essenziale, non ne avrebbe certo parlato con un nemico…

Il demone cane, si alzò in piedi, in tutta la sua altezza ed eleganza, e mosse qualche passo verso di lei.

“Che assurdità… Naturalmente, non mi rassegnerei mai alla sconfitta…”


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