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  #1  
Vecchio 11-05-2006, 16:27
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Predefinito Fanfiction: "The Wind"

Ok, nuovo topic, tutto incentrato sulla mia fic di Inu "The Wind", così i capitoli sono tutti raggruppati ^^
La storia è composta da dieci capitoli (ma per ora ne esistono solo 9, l'ultimo non c'è ancora....)
Ed è (come avrete capito dai primi due cap) una Sesshomaru/Kagura.

Riposto anche i due che avevo già messo di là per una questione di completezza estetica, ignorateli pure!
Buona lettura!
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  #2  
Vecchio 11-05-2006, 16:31
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Predefinito Re: Fanfiction: "The Wind"

*THE WIND*



***
Sei assalito dai dubbi. In te regna la confusione, e non sai distinguere l’ieri dal domani. Ascolta il tuo cuore e troverai una guida. Pulsa come un tamburo, romba come le rapide d’inverno. In fondo, suono e silenzio sono inscindibili.
Ascolta.
Ascolta.
Ascolta.
Sangue, non acqua.
Il tuo sangue.
Suzume-no-kumo (1860)
***




Capitolo 1



Più lo osservava e più l’odio e la paura la divoravano.
Il pallore della suo pelle risaltava troppo in quella semi-oscurità, e i capelli candidi incorniciavano, come i petali di una rosa bianca, il volto di Hakudoshi, così liscio.

“Perché mi fissi così, Kagura?”

“E’ stato involontario, non volevo guardare te, stavo solo riflettendo.” Rispose l’altra prontamente, con tono insofferente.

La domatrice dei venti spostò lo sguardo affilato sul suo ventaglio abbandonato a terra, poco più in là, senza smettere di tormentarsi con pensieri che aveva formulato ormai un milione di volte senza prendere mai veramente una decisione.

Doveva scappare.

Doveva riacquistare la sua libertà, ne aveva tutti i diritti, ma come?

Continuava a rimuginarci su, ma ogni volta vedeva delle porte sbarrarsi davanti al suo cammino.
Era chiaro che l’altra parte di Hakudoshi fosse il vero cuore di Naraku, ma non aveva idea di dove potesse trovarsi.
Avrebbe potuto andare a cercarla, ma quel mostro si sarebbe accorto della sua lunga assenza ingiustificata e l’avrebbe rintracciata e, sicuramente, punita.

Perché il suo cuore doveva essere nelle mani di Naraku?

Automaticamente si portò una mano al petto, ripensando al dolore atroce che aveva sentito l’ultima volta che il suo cuore era stato stretto forte e il movimento suscitò un ghigno di Hakudoshi.

“Paura, eh?” disse ironico, accennando alla sua mano. Kagura la tolse subito, afferrando il ventaglio ed alzandosi in piedi.

“E di cosa?”

Fece scorrere lateralmente la porta e mosse qualche passo veloce, ignorando il bambino che le domandava dove stesse andando.

Sapeva che facendo così stava attirando ancora di più i sospetti di quel moccioso, ma non riusciva a sopportare il suo stato di prigionia e tanto meno il dover stare sempre con quel piccolo Naraku. Se solo quello stupido di Kohaku avesse collaborato! Sapeva certamente dove fosse l’altro neonato, ma non voleva dirglielo.
Bè, l’importante era che non la tradisse, spifferando le sue intenzioni a Naraku…

Attraversò con passo lento il giardino del castello, fermandosi solo un momento a guardare i cadaveri di alcuni servitori. Gli umani di quel castello stavano morendo uno dopo l’altro a causa dell’aura maligna che impregnava tutto, ma questo non era importante. Forse avrebbe potuto divertirsi un po’ con quei corpi prima che venissero fatti sparire, ma da un po’ di tempo la danza dei cadaveri, che un a volta la divertiva molto, iniziava a sembrarle di pessimo gusto.
Però era davvero un bella giornata. Se fosse stata libera, forse a quell’ora sarebbe stata in giro per i villaggi, ad uccidere qualcuno a piacimento, o semplicemente a mangiare in una casa accogliente.

Invece era costretta a stare in quel terribile castellaccio, con un marmocchio immortale e spione e con Naraku.
Ma non poteva arrendersi: doveva avere la sua libertà e l’avrebbe avuta.

Entrò in un’altra ala dell’edificio, più deserta e ancora più buia dell’altra.

E se Naraku l’avesse scoperta e uccisa?
Scosse la testa: possibile che dovesse essere sempre così spaventata e dubbiosa?

Passando davanti ad uno specchio appeso alla parete, si fermò di colpo e uno scintillio le attraversò gli occhi sanguigni: forse era già successa quella cosa…
Si slacciò velocemente l’obi (*) e fece scivolare la parte superiore del suo kimono sotto le spalle, poi, febbrilmente, scossa dall’emozione, si girò rivolgendo la schiena allo specchio e con la coda nell’occhio guardò il suo riflesso. Bastò una minima occhiata a sconfortarla nuovamente: il ragno era ancora lì, in mezzo alle sue spalle. Con una smorfia di disgusto cominciò a rivestirsi.
Non sapeva esattamente quando, ma aveva iniziato a sperare che quell’orribile tatuaggio sarebbe scomparso con Naraku, ed immaginava che, in fondo, a quel bambino nascosto non si sa dove, anche se vegliato da Kanna, poteva accadere qualunque cosa senza preavviso.
Magari la stessa Kanna l’avrebbe ucciso…ma questo, forse, era impossibile…



***
Quando attacchi, attendi il momento giusto.
Quando attendi, resta sospeso come il masso sul ciglio di un precipizio profondo mille metri.
Quando arriva il momento giusto, annullati nell’attacco, come il masso che precipita nel vuoto.
Suzume-no-kumo (1344)
***



Indugiò ancora con le iridi vermiglie sul suo volto riflesso nello specchio e assunse varie espressioni arrabbiate, agguerrite e crudeli, e ad ogni sguardo sentiva che delle catene immaginarie si stringevano ai suoi polsi, ferendola.

Kagura fino a quel momento era stata solo una bambola? Si chiese, appoggiando il palmo di una mano sulla liscia superficie riflettente.

Appena la battaglia fosse finita, con esito positivo, avrebbe regnato come figlia di Naraku, oppure sarebbe diventata semplicemente un giocattolo rotto, come Kohaku?
La grande Domatrice dei venti sarebbe stata controllata fino all’ultimo e poi eliminata?
Avrebbe fatto la figura del burattino che non fa più ridere gli sciocchi spettatori?

E se invece la battaglia li avesse visti perdenti? Sconfitti, costretti a sparire tra le ombre?

Le sue labbra carnosi s’incresparono in un sorriso malizioso: i loro nemici erano forti. Inuyasha e i suoi resistevano da un sacco di tempo; c’era anche quel lupastro che forse non andava sottovalutato; Kikyo possedeva quella straordinaria forza spirituale in grado di annientare Naraku e… Sesshomaru… Sesshomaru con la sua Tenseiga aveva dimostrato di essere capace di risolvere la situazione…

Se lei non era una bambola, allora doveva smettere subito di seguire gli ordini del suo burattinaio, doveva prendere il coraggio a due mani.
Le venne in mente un assurdo sentimentalismo umano che aveva sentito durante una delle sue spedizioni. Delle donne si erano dette l’un l’altra di ascoltare il proprio cuore, che è l’unico che può dare una risposta, che può essere una vera guida. Stupidi umani, che assurdità! …E poi lei in quel momento non ce l’aveva neanche il cuore, come avrebbe fatto ad ascoltarlo? Di quello sciocco cuore avrebbe sentito solamente il dolore, nient’altro.

Una scintilla di ribellione le brillò sul volto.
Se doveva morire, non si sarebbe fatta eliminare da Naraku dopo essere salita sul trono per un istante. Se veramente la sua vita era segnata, allora avrebbe esalato il suo ultimo respiro da libera.
Doveva tentare il tutto per tutto.

E come se quell’affermazione, quell’improvvisa determinazione avesse diradato la nebbia intorno alla sua ragione, cominciò veramente a riflettere su un piano, con lucidità e coraggio.

Si sedette sul pavimento e, sventolandosi lievemente con il ventaglio, cercò una scusa per iniziare ad allontanarsi dal castello.
Doveva portare dei frammenti della sfera?
No, innanzitutto non sarebbe riuscita a prenderli, e poi questo l’avrebbe legata ulteriormente a Naraku, o a Inuyasha, che l’avrebbero certamente cercata… si sarebbe basata unicamente sulle sue forze, per quanto esigue.

Quando partire?

Si stuzzicò le labbra con le dita. Doveva aspettare.
Doveva aspettare il novilunio, così Naraku sarebbe stato fuori dai piedi.
Sì, era quello il momento più opportuno, almeno avrebbe avuto un giorno di vantaggio, e se avesse visto i saimyosho li avrebbe uccisi con le sue lame di vento.

Avrebbe detto che sarebbe andata a cercare Kikyo.
Le sembrava un motivo più che valido per essere lasciata, in realtà, libera di scorrazzare alla ricerca dell’altro moccioso.
Avrebbe ucciso il cuore di Naraku e poi sarebbe partita di nuovo, verso un paese lontano, per ricominciare da capo, in totale libertà.


§§§

La notte inoltrata era più luminosa che mai per via della luna piena.
Il vento fresco ristorava i pochi abitanti del castello dalla calura che li aveva attanagliati durante la giornata

In piedi davanti alla finestra, Kagura pregustava già la sua vendetta, la sua fuga, la sua vittoria. E non le importava se poi sarebbe stato tutto vano: era troppo bello immaginare il suo trionfo.
Sentì i passi leggeri di Hakudoshi entrare nella stanza accompagnati da Kohaku, ma non gli diede la possibilità di parlare, domandandogli subito senza voltarsi:

“E’ bella stasera la luna, vero?” mentre un ghigno le si allargava sul volto; ancora pochi giorni e finalmente quell’astro luminoso non avrebbe rischiarato il cielo del castello…

“Non dire assurdità…” l’apostrofò il bambino, ma l’argomento aveva colpito nel segno, infatti quello se ne andò subito per evitare altre smancerie del genere.

§§§

“Io vado.”

“Dove?”

“A cercare Kikyo, dove se no?” Kagura era già salita sulla sua piuma, quando Hakudoshi le lanciò uno sguardo interrogativo.

“Naraku non ti ha certo dato questo incarico…” il piccolo inarcò un sopracciglio che fu in parte coperto dalla frangia di ciocche chiare.

“Non possiamo aspettare ancora! È vero, non ho avuto l’ordine, ma se trovassi Kikyo e riuscissi a portarla da Naraku, lui non potrebbe che esserne felice, non credi?”

“TU trovare Kikyo e portarla qui? Non pensi di essere troppo ottimista?” rise l’altro.

“Sei tu ad essere troppo presuntuoso: io sono sempre la Domatrice dei venti!”

“E’ vero, ma forse è meglio che io venga con te, avanti, andiamo.” E si avvicinò per salire a sua volta sulla piuma, ma Kagura si alzò un po’ scuotendo la testa.

“Meglio di no. Quella dannata sacerdotessa sentirebbe subito la tua aura. Forse la mia si noterebbe di meno, e comunque non penso che lei voglia uccidermi, quindi ho più probabilità di te… Senza contare che Naraku oggi non può rimanere da solo!”

“Va bene” assentì quello, contrariato, dopo un istante di riflessione “ma dove credi di andare? La stiamo cercando da un sacco di tempo e non l’abbiamo ancora trovata, pensi veramente di riuscirci da sola?”

“Non assicuro di riuscirci in breve tempo, ma ho anch’io i miei informatori. Sono sulla pista giusta. Addio.”

Sentì Hakudoshi borbottare qualcosa, ma ormai era troppo lontana per capirlo e presto non l’avrebbe più neppure visto.
Perfetto.
Tutto era andato secondo i suoi piani, anzi, era stato fin troppo facile, forse avrebbe dovuto insospettirsi…
Ma aveva raccontato quel cumulo di menzogne con una serietà disarmante e adesso aveva il via libera.
Naraku si sarebbe accorto presto del suo tradimento, doveva fare molto in fretta, o perlomeno trovare qualcuno che desse il filo da torcere al suo burattinaio… Non poteva contare su Inuyasha perché anche lui era un umano, adesso, ma forse sul lupastro, Koga, o chissà, magari avrebbe veramente incontrato Kikyo lungo la strada che conduceva all’altro neonato…

Mentre faceva le sue congetture, però, doveva decidere dove cercare effettivamente il moccioso. Kanna, ovviamente, non aveva detto minimamente in quale direzione si sarebbe mossa, e lei non aveva tempo da perdere. Pensò che dovesse trovarsi in un luogo disabitato, dove il rischio di essere disturbati era minimo, se non nullo, o forse in un ambiente più freddo, dove Kanna poteva trovarsi più a su agio…

Stava volando tra le nuvole più basse, quando sentì un’aura familiare.
Si guardò un attimo intorno, poi, vicino ad una sorgente, scorse il proprietario dell’aura, insieme ad una bimba e una specie di demone ranocchio: Sesshomaru.

Che piacevole sorpresa, forse poteva fare qualcosa…

Iniziò a scendere osservando il potente demone cane che gli dava le spalle, con i lunghi capelli d’argento al vento, ma senza potersene rendere conto, dopo pochi attimi, lui si voltò e i loro sguardi s’incrociarono.
Un secondo dopo, il demone aveva estratto la sua spada più affilata ed aveva saltato, tagliando in due la piuma di Kagura, che aveva saltato a sua volta, atterrando in equilibrio, ma decisamente colpita dalla prontezza dei riflessi del suo avversario e dall’improvvisa aggressività.

“Sei un po’ nervosetto, Sesshomaru?” disse con un sorriso astuto, avvicinandosi lentamente, come per fare intendere di non cercare la lotta.

“Cosa ci fai qui, Kagura?” la sua voce profonda era segnata dall’irritazione e la lama della spada era alzata in direzione della Domatrice, e non accennava ad abbassarsi

Si fissarono un momento negli occhi senza aggiungere altro, ignorando il trambusto che nel frattempo stavano creando Jaken e Rin, che correva intorno a Kagura strillando a gran voce parole che la donna non ascoltava minimamente.

“Rin, adesso smettila.” Intimò Sesshomaru, senza però rabbia e impazienza.

“Si! Rin la smette!” la bimba si impuntò sui piedi e si fermò vicino a Kagura, portandosi una mano alla fronte, come i militari in sull’attenti. Serrò le labbra con un’aria decisamente seria e per qualche secondo trattenne anche il respiro, come per rendere più autentica la sua affermazione.
Jaken la afferrò spazientito per un braccio e lei si dimenò un poco, ma poi si lasciò portare dietro il demone cane, al sicuro per ogni evenienza.

“Cosa ci fai qui?” domandò di nuovo lui, sempre in guardia.

“Puoi anche abbassare la lama, non ho intenzione di combattere contro di te, mi trovavo solo da queste parti e ho pensato di farti un salutino…” si giustificò l’altra, avvicinandosi ancora con calma.

“E’ difficile da credere, ogni volta che ti ho visto hai portato solo guai. Sentiamo, cosa sta tramando adesso Naraku?”

“Cosa sto tramando io, al massimo…” lasciò Kagura in sospeso, abbassando con la punta delle dita la lama di Sesshomaru e rivolgendogli un sorriso smaliziato. Jaken si lasciò sfuggire un “oh!”.

“Che cosa, signora?” domandò subito Rin, scordandosi di tenere la bocca chiusa, come aveva deciso di fare poco prima.

Kagura inarcò un sopracciglio, irritata:

“Non chiamarmi signora, non sono una vecchia!”

“Non gridare con Rin.” La ammonì il demone cane con un sibilo quasi serpentesco “Allora, che diavolo vuoi? Non ho certo tempo da perdere con te…”

“Stasera sarà il novilunio.” Spiegò.

“Questo lo sapevo anche da solo.” Ribatté aspramente lui.

“Credevo ci saresti arrivato, ma evidentemente hai bisogno che ti dica tutto… dato che Naraku è un mezzo-spettro, stanotte si scomporrà e sarà molto vulnerabile, così, volevo darti un’indicazione, nel caso ti venisse in mente di vendicarti di lui per quanto è successo nella tomba di tuo padre…”

Le labbra di Sesshomaru si allargarono in un ghigno amaro e si voltò, dandole le spalle.

“Ecco cosa volevi… vuoi ancora propormi quel patto, vero? Ma la mia risposta è sempre la stessa: non ho alcun motivo di aiutarti. Se vuoi liberarti di lui, fallo da sola.”

“Sei solamente uno stupido demone arrogante! Non ho certo bisogno di te!” si tolse una piuma dai capelli e la fece ingrandire “spero proprio che Naraku riesca ad ammazzarti prima che io faccia la stessa cosa con lui!” vi salì sopra e, ancora livida di rabbia, mordendosi un labbro, volò via.


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  #3  
Vecchio 11-05-2006, 16:34
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Predefinito Re: Fanfiction: "The Wind"

*The Wind*



***
Quell’anno il nobile Shayo perì assiderato nel gelido mare invernale; un ramo carico di fiori primaverili schiacciò il suo successore, il nobile Ryoto; l’erede, il nobile Moritake, morì fulminato in un temporale estivo. Allora divenne signore del feudo il nobile Koseki.
Egli disse: “Contro le intemperie non posso far niente”.
Durante le prime piogge autunnali, fece giustiziare tutte le guardie del corpo, mandò in convento tutte le concubine, mise al bando i cuochi, sposò la figlia del capostalliere e dichiarò guerra allo shogun.
Il nobile Koseki regnò trentotto anni.
Suzume-no-kumo (1397)
***


Capitolo 2

Ormai la notte era inoltrata. Aveva già sprecato parte di quelle ore notturne senza luna, troppo preziose per non essere sfruttate sino in fondo, ma purtroppo di Kanna e del moccioso ancora nessuna traccia.

“Dannazione!” sibilò scendendo a terra, nel bel mezzo della foresta immensa che stava sorvolando da alcune ore, appena trovò una zona meno rigogliosa. Eppure credeva che quel posto potesse essere perfetto per il neonato! Molto difficile da attraversare, e tanto sconfinata da perdercisi facilmente, quella foresta sembrava il nascondiglio adatto, ma evidentemente si sbagliava… Forse era meglio spostarsi in qualche zona montuosa particolarmente aspra…Si guardò ancora intorno. Non si era allontanata poi molto dal luogo in cui aveva incontrato Sesshomaru, aveva continuato a girare in tondo, tanto era sicura che da qualche parte in quel punto inaccessibile potesse trovarsi una traccia…

Davanti a lei scorreva un torrente e tutto era più luminoso per via delle numerose lucciole che svolazzavano tra i fili d’erba più lunghi. Sospirò e si accovacciò su un masso, guardando per alcuni istanti l’infrangersi dell’acqua sulle rocce. Decisamente, così non andava.
Era stata davvero una sciocca ad allontanarsi senza avere indizi. Certo, poche ore prima le era parso indispensabile solo allontanarsi all’istante da quel castello, ma adesso doveva ammettere che aveva praticamente gettato all’aria un’opportunità probabilmente irripetibile.

“Brava, Kagura” si disse amaramente osservando il proprio riflesso, un po’ sformato dalla corrente, illuminato dalle lucciole “Davvero geniale, non c’è che dire… cosa pensi di fare?”
Poi, all’improvviso, un fruscio attirò la sua attenzione. Era sempre più vicino, sembrava che qualcuno stesse correndo forte in suo direzione dall’interno della foresta.

Si mise meccanicamente in guardia stringendo il ventaglio e fissando con attenzione un angolo della boscaglia. Cominciava a sentire il rumore di passi. Doveva essere più di una persona. Probabilmente erano demoni che avevano notato la sua presenza, sicuramente pesci piccoli. Ridusse gli occhi a due fessure nel momento stesso in cui una piccola creatura saltò fuori dalle fronde, correndo e ansimando.

Era Rin.

La bimba, visibilmente spaventata, fissò incredula la donna che le si stagliava davanti con il ventaglio pronto ad attaccare e subito le si lanciò tra le braccia, facendola sussultare:

“Signora!” Aveva vari graffi sulle braccia. Kagura non ricambiò la stretta e, ancora stupita, rivolse nuovamente lo sguardo purpureo verso la foresta: c’erano altri passi e altri fruscii, ma non potevano essere Jaken e Sesshomaru.

Dopo un battito di ciglia, due demoni corsero a loro volta fuori dalla boscaglia, ringhiando, con le unghie acuminate e gli occhi iniettati di sangue, ma bastò che la donna agitasse una sola volta il suo ventaglio, perchè i mostri scomparissero, dilaniati dalle lame di vento.

La bimba non si era accorta che i suoi inseguitori ormai erano ridotti a brandelli, e continuava a stringere forte la vita della Domatrice, tremando. Con una strana smorfia la donna la allontanò:

“Non c’è più nessuno.” disse. Era la prima volta che veniva abbracciata, e quella sensazione di calore l’aveva in qualche modo agitata: non sapeva come poter fare a sua volta la stessa cosa, e comunque non intendeva stringere quella mocciosa che l’aveva chiamata di nuovo “signora”…

Rin, senza badare alla stizza con la quale Kagura l’aveva allontanata, si guardò intorno rincuorata, subito rivolse alla sua salvatrice un grande sorriso e le prese una mano, stringendola con foga, con un’espressione buffa:

“Grazie, signora! Grazie!” strillò, e si mise a saltellarle intorno.

Che diavolo stava succedendo? Pochissimi minuti prima stava rimuginando da sola, mentre adesso una personacina ululante le faceva le feste: le stava venendo mal di testa.

“Ti ho già detto di non chiamarmi signora…” bisbigliò stancamente.

“Meno male che c’eri tu, signora, altrimenti quei mostri mi mangiavano!” esclamò con semplicità la bimba, fermando il suo balletto.

“Cosa ci fai qui da sola? Il suo ‘paparino’ non c’è?”

“Mi sono allontanata seguendo un grillo.” affermò, sempre sorridendo, la piccola umana.

“Va bene, va bene…” rispose svogliatamente la Domatrice del Vento, chiedendosi mentalmente come avesse fatto Sesshomaru a perdere di vista la sua preziosa bambina “Adesso stai zitta per un po’, devo riflettere.”

“Su cosa?” chiese subito Rin, sedendosi per terra.

“Sul da farsi” disse sbrigativamente, dandogli le spalle.



Quanti modi potevano esistere per rintracciare un’aura a grande distanza?
Sapeva che esistevano delle pietre particolari per trovare le auree, ma non le sarebbero certo servite se si fosse trovata troppo lontana dall’obbiettivo.
Come fare per scovare Kanna?
Essendo entrambe figlie di Naraku, forse c’era qualcosa che le legava in maniera tale da farle scoprire la sua posizione?

Strano… Avrebbe dovuto accorgersene dopo tutto quel tempo…
Se non esistevano metodi per rintracciare su due piedi l’altra parte di Hakudoshi, allora doveva cercare di guadagnare del tempo. Più tempo possibile.
Per guadagnare tempo doveva trovare un sistema per tenere Naraku impegnato…
Non aveva senso perdere ancora più giorni per rintracciare Inuyasha e compagni e convincerli ad attaccare… non le avrebbero creduto, anzi, avrebbero pensato a qualche trappola… era del tutto inutile raccontar loro la storia della sua diserzione, tanto non sarebbe servito a niente…
Kikyo… perché, quando quella sacerdotessa serviva, non era mai nei paraggi?



“Signora? Io ho fame…”

La voce di Rin la fece tornare bruscamente alla realtà: si era totalmente dimenticata della sua presenza, così quando, girandosi, vide il suo volto piccolo ma serio scrutarla dal basso all’alto, le sembrò più che normale chiederle:

“Sei ancora qui?” domanda che, mentalmente, rimangiò subito. Dove poteva andare, in una notte senza luna, una bimba così piccola da sola?

“Tu non hai fame? Io si. Stavamo cercando del cibo quando mi sono messa a saltare dietro a quel simpatico grillo verde, così non ho mangiato niente.” Spiegò Rin, ignorando il quesito e iniziando a giocare con due sottili legnetti “Non riesco ad addormentarmi se ho fame.”

“Ah…” con ogni probabilità era quasi l’una di notte. Ancora alcune ore e il Sole sarebbe tornato a splendere, restituendo a Naraku la sua forza. Non poteva pensare di fermarsi per mangiare o dormire.

“Una volta il signor Sesshomaru ha catturato per Rin un ottimo animale, e anche se non l’ha cotto bene, era molto buono. Signora tu cosa vuoi mangiare? Per me, al momento, va bene qualunque cosa.” La bimba sfregava tra di loro i legnetti mentre parlava, senza fissare Kagura.

“Ascolta, mocciosa…” incominciò la donna, ma si bloccò all’istante, vedendo una scintilla scaturire dal legno. Rin sorrise, appoggiò a terra i legnetti e guardò per un attimo le piccole lingue di fuoco che danzavano davanti ai suoi occhi, poi si alzò e cominciò a prendere altri pezzetti di legname per non farlo spegnere.

“Sei brava…” bisbigliò stupita la Domatrice. Lei non l’aveva mai fatto. Non aveva mai creato il fuoco. Certo, era la Domatrice del Vento, non aveva certo potere sugli altri elementi… però quella mocciosa l’aveva fatto.

“Comincia a fare freddo.” spiegò Rin aggiungendo alcune foglie al focolare, che pian piano si ingrandiva “Se vuoi, puoi scaldarti anche tu, signora. Il signor Sesshomaru fa sempre un fuoco per Rin, quando ha freddo.”

Silenziosamente Kagura si adagiò vicino al fuocherello e guardò i suoi colori vivi mescolarsi e rincorrersi nella lieve brezza, poi, visto con la coda nell’occhio, un rametto, lo prese e lo gettò nella brace, vedendola agitarsi e crescere ancora un poco, senza riuscire a nascondere un sorriso soddisfatto, che però mutò subito in un’espressione seria: ma cosa stava facendo? Non aveva tempo da perdere e si metteva a giocare con uno stupido falò? Doveva trovare un modo per ottenere la sua libertà!

Rin sorrideva aggiungendo nuovo combustibile al suo piccolo focolare, le lucciole volavano lentamente tra l’erba alta, il fiume produceva un calmo sottofondo musicale, insieme alle fronde degli alberi che si agitavano molto lievemente.


Quella non era libertà?




No… La libertà non poteva essere così semplice.

La libertà doveva essere devastante e tanto immensa da togliere il respiro.

Non poteva consistere nel guardare la luce delicata delle lucciole sulla riva di un torrente.

Non poteva certo esistere nel riflesso di un piccolo fuoco sul volto sorridente di una bambina.



Oppure si…



La Domatrice del Vento afferrò un altro rametto e lo accompagnò vicino alle fiamme, lasciandolo poi bruciare in un turbinio di scintille.


“Rin!”

Le due si voltarono unanimemente in direzione della voce che aveva squarciato il loro fragile silenzio, ritrovandosi a fissare un possente demone cane dai lunghi capelli argentati e un’espressione insondabile.

La bambina si alzò chiamando il suo ‘paparino’ per nome e correndogli incontro, afferrandolo poi per una mano e iniziando a spiegargli in fretta quello che era successo, sorridendo ed indicando Kagura.

La donna era rimasta seduta, con un terzo rametto tra le dita, a guardare rapita la mano di Sesshomaru appoggiata sul capo di Rin e il colore dorato dei suoi occhi seri.

“La signora mi ha aiutato e tenuto compagnia!” stava dicendo Rin, saltellando.

Quando il demone cane si voltò verso la Domatrice e incrociò il suo sguardo con quello rosso di lei, una specie di scossa richiamò alla realtà la ragazza, che si era come incantata, e la fece alzare di scatto.

“Non c’è bisogno che mi ringrazi.” Farfugliò brevemente “Adesso devo proprio andare.”

“No, signora!” ululò Rin, prendendo a Jaken il suo bastone e agitandolo in aria in maniera molto infantile “devi restare a mangiare con noi!”

“Rin, non essere maleducata. Se è impegnata non può assecondare i tuoi capricci.” L’interruppe Sesshomaru, senza però durezza.

“Ma se non mangia non riuscirà a riflettere come si deve…” fece la piccola tristemente.

Lui si avvicinò al fuoco e osservò se andava bene per cuocere del cibo, poi ordinò a Jaken di preparare ciò che prima avevano trovato e si sedette per terra. Nella semi oscurità i suoi capelli brillavano alla luce delle lucciole. Rin si accovacciò vicino lui con aria decisamente mogia e stuzzicò Jaken mentre cercava di cuocere della carne, mentre Kagura rimaneva in piedi, a fissare il trio, in quella strana pace.

“Naturalmente” disse improvvisamente la voce profonda del demone cane “se vuoi puoi fermarti con noi. Ormai si sta facendo molto tardi.” Si voltò a guardare la donna.


Non doveva accettare. Rischiava di perdere la sua unica occasione per diventare libera.
Non poteva fermarsi con lui. Doveva cercare la sua libertà.


Non voleva andarsene.


Non voleva allontanarsi dalla luce del fuoco e delle lucciole.


Stava perdendo tempo.


Mangiare carne cotta su un piccolo fuoco, seduti per terra, poteva definirsi libertà?


Che domanda sciocca le era venuta in mente in un momento così delicato.
Però non sapeva la risposta.
Desiderava conoscerla, anche se era una sciocchezza.


“Mi farebbe piacere… rimanere…”
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  #4  
Vecchio 11-05-2006, 16:38
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Predefinito Re: Fanfiction: "The Wind"

*The Wind*

***
Qualcuno crede che la vittoria sia frutto di una strategia superiore.
Altri confidano che il valore sia la via per la vittoria.
Altri ancora affidano le loro speranze agli dei.
Poi ci sono quelli che ripongono la loro fede in spie, assassini, seduzioni, tradimenti, corruzione, avidità, paura.
Sono tutti sentieri illusori per il semplice motivo che, una volta concentrata tutta la propria attenzione sulla vittoria, si abbandona il reale per aggrapparsi al falso.
Che cos’è la realtà? Quando le lame dei nemici ti assaliranno con ferocia, e la tua vita sarà in pericolo, lo saprai.
Altrimenti, avrai vissuto invano.
Suzume-no-kumo (1599)
***


Capitolo 3


Calato nel contesto silenzioso della notte, con una bimba accoccolata addosso, davanti al languire del fuoco, quel potente demone cane non sembrava più così crudele e aggressivo come invece lui stesso adorava far credere.
Guardandolo, Kagura aveva l’impressione di trovarsi davanti ad una persona completamente differente, e probabilmente non si sarebbe stupita nel sentirlo molto loquace durante la cena. Naturalmente, siccome quell’individuo era pur sempre Sesshomaru, nonostante la mansuetudine, il loro breve pasto era stato molto silenzioso e freddo. Non si erano scambiati nemmeno una parola, ed erano rimasti uno davanti all’altra, a prestare attenzione alla carne che tenevano tra le mani. Solamente Jaken e Rin avevano rotto di tanto in tanto l’assenza di rumori, ma solo per brevi osservazioni, perché dovevano essere molto stanchi. Difatti, Rin, appena ingoiato l’ultimo boccone, si era appoggiata improvvisamente al braccio del demone dagli occhi dorati, già addormentata.

“Jaken, prepara un giaciglio per Rin.”

Le parole sempre ferme e distaccate dell’uomo, pronunciate con un tono più basso, fecero sobbalzare la Domatrice, ormai assuefatta al silenzio.

“La sistemo vicino a questo albero, signore?” domandò il demone ranocchio, osservando la zona e avvicinandosi ad una robusta pianta poco distante che aveva una rientranza nella parte più basa del tronco.

“Bene” bisbigliò l’interpellato, alzandosi in piedi molto lentamente tenendo in braccio Rin, che emise alcuni mugolii e aprì un poco gli occhi nonostante la grande delicatezza dimostrata dall’uomo per spostarla. I suoi piccoli occhi assonnati inquadrarono unicamente la figura esile di Kagura e subito tese un braccio in sua direzione.

“Signora…” miagolò sbadigliando “con la signora…”

La donna si pietrificò all’istante: possibile che una mocciosa le si fosse tanto affezionata? A lei i bambini non piacevano per niente! Li detestava! A furia di stare con Hakudoshi, di pensare all’altra metà del neonato, di controllare che Kohaku non la tradisse, aveva sviluppato una specie di allergia…

… Però, in effetti, quella era la prima volta che aveva a che fare con una bambina.

Sesshomaru la stava guardando, sempre tenendo tra le braccia Rin. Forse aspettava che se ne andasse, o magari, chissà, che si avvicinasse per accontentare davvero la piccola.

“Cosa devo fare?” la domanda le uscì senza che se ne rendesse conto: che razza di richiesta era? Porgerla a Sesshomaru, poi! Si sentiva davvero sciocca in quella situazione inaspettata. Era scappata alla disperata ricerca di Kanna, e poi si era fermata per cenare seduta davanti ad un fuoco. Ora stava programmando di tenere compagnia ad una bimba mentre cercava di dormire.


No.


Non stava veramente “programmando” una cosa del genere…


“Puoi fare quello che vuoi.”

Sesshomaru, ignorando il braccio ancora teso di Rin, si voltò e la posò ai piedi dell’albero scelto da Jaken, dove erano state ammucchiate dal piccolo demone foglie e steppaglie varie. “Stai buona, Rin”

Però la bambina si alzò subito e corse ad attaccarsi al kimono di Kagura, tirandolo verso l’albero e chiamandola a gran voce, affinché si sedesse a riposare vicino a lei.

“Non avevi sonno?” le domandò bruscamente Jaken, preoccupato che la Domatrice si irritasse.

“Si, ma anche la signora è stanca, a furia di riflettere! Dai, vieni!” rispose prontamente la piccola trascinandola vicino al giaciglio improvvisato e facendola sedere; poi, soddisfatta, si raggomitolò a sua volta vicino a lei, con un sorriso soddisfatto stampato sul volto ed augurò la buonanotte.

Il demone cane manteneva la sua solita espressione insondabile, mentre osservava il tenero quadretto, poi emise un impercettibile sospiro e si sedette poco distante, con la spada tra le braccia; Jaken si accoccolò a metà strada tra il suo padrone e le due ragazze, dopo aver ravvivato un poco il fuoco, per farlo durare di più.


“Mi permetti di restare qui?” domandò a bassa voce Kagura, incredula, ma cercando di mantenere un tono distaccato ed altero, per quanto lo stupore e il calore della bimba mezza abbracciata a lei permettessero. L’uomo si voltò per vedere se Rin stava effettivamente dormendo, poi spostò lo sguardo dorato sulla Domatrice, senza aggiungere nulla. Stava cominciando ad alzarsi un certo venticello fastidioso.

Perché diavolo non rispondeva? Va beh, ormai aveva capito che quel demone non era assolutamente loquace, però, credeva che in certe situazioni il dialogo fosse pressoché d’obbligo, almeno per non rendere l’atmosfera più tesa del normale. Ora che ci pensava, era anche la prima volta che le capitava di rimanere a dormire fuori di casa, lontano da Naraku, e per di più con dei “nemici”…

E non le era mai capitato neppure di dover improvvisare un discorso per rompere il ghiaccio… Poteva essere quella l’ennesima prima esperienza che faceva quella sera?

… No… non quella sera… non le sembrava possibile attaccare discorso con un uomo del genere…

“Ma che…?”

Ecco una cosa che invece le capitava troppo spesso: concentrarsi completamente nei propri pensieri e non riuscire più a far caso a ciò che le accadeva intorno.
Il tocco caldo di qualcosa di pesante l’aveva fatta tornare alla realtà e si era ritrovata Sesshomaru in piedi, davanti a sé, e la pelliccia di lui sulle sue ginocchia.

“Usala per coprire Rin… ed è abbastanza grande per tutte e due”


Mi permetti di restare qui?

Quel gesto lo intese come un si…



… Grazie…


Pensò, ma non lo disse: la crudele Domatrice dei Venti non si poteva certo abbassare a ringraziare un demone cane, a maggior ragione se era un nemico… un nemico…

Ma allora a chi l’avrebbe detto? Di amici non ne aveva, e a Naraku o ad Hakudoshi non avrebbe mai e poi mai detto una cosa simile.

Che fosse giunto il momento di pronunciare quelle sei lettere dal sapore tanto amaro?

Sesshomaru tornò a sedersi silenziosamente e chiuse gli occhi, ma Kagura sapeva che era vigile: naturalmente non si fidava di lei, così come lei non si fidava di lui, perciò era evidente che la controllasse.

Non lo avrebbe ringraziato.
Non aveva un particolare motivo per non farlo, ma non si sentiva di dire quella parola… quella sgradevole parola.

Rin si mosse e aumentò la stretta, bisbigliando qualcosa di incomprensibile.
Con quella bimba attaccata addosso si sentiva a disagio. Perché qualcuno le si era affezionata senza motivo? E poi, quest’altra parola, “affetto”, la faceva rabbrividire al solo pensarla… Perché l’aveva aiutata con quei demoni? L’aveva fatto perchè era preoccupata per quella creaturina, o piuttosto poiché la infastidivano quelle ripugnanti presenze?

Non aveva senso porsi tali domande… l’aveva salvata. Punto e basta. Non aveva riflettuto sul fatto che questo gesto l’avrebbe portata a dormire davanti ad un fuoco con una bambina avviluppata su di sé.

E ormai era tardi per qualsiasi domanda.

La notte si allontanava velocemente per lasciare posto al caldo sole, e le sue speranze di salvezza diminuivano ad ogni minuto che passava. Non ce l’avrebbe fatta. Sarebbe morta. Sarebbe stata sconfitta perché perdeva tempo a dormire anziché a cercare Kanna e quel dannatissimo marmocchio!

Ma si sentiva tanto debole.

Il calore che la pelliccia di Sesshomaru le trasmetteva la stava facendo rammollire, e non riusciva a fare niente per impedire che quella sensazione non del tutto spiacevole – anzi, in realtà, assolutamente piacevole - la privasse di ogni forza.

Senza volerlo lasciò che il suo capo si appoggiasse alla testolina di Rin e chiuse gli occhi.

Perché il calore era una percezione così bella?



*+*+*

Si alzò lentamente e vide che Sesshomaru stava dormendo.
Sorrise.
Le sarebbe bastato un attimo, un attimo solo…
La luna brillava in mezzo al cielo notturno.
Si avvicinò al demone e con una mano gli accarezzò piano i capelli argentati, poi, sguainato un pugnale, lo avvicinò al petto di lui.
L’avrebbe ucciso.
Lo avrebbe ucciso e avrebbe conservato il suo corpo per farlo danzare in mezzo agli altri cadaveri e osservare i riflessi dei suoi capelli scintillare in mezzo all’oscurità della morte.
Si, avrebbe fatto così, ma prima, c’era un'altra cosa che desiderava…
Quelle labbra sottili e pallide…
Le avrebbe catturate…
Prima che fosse troppo tardi.
Abbassò un poco la lama del pugnale e avvicinò il suo volto a quello di lui.
Non le restava quell’unica cosa da fare, poi sarebbe finito tutto.
Sarebbe finito tutto.
Sentì una lacrima scivolarle lungo una guancia e cadere sul volto del demone addormentato.
Si avvicinò maggiormente, incurante del pianto che adesso scorreva abbondantemente sui suoi zigomi magri e poi ricadeva come pioggia sugli occhi di Sesshomaru.
Un semplice bacio, prima di ucciderlo.
Ormai era vicinissima alle sue labbra.

*+*+*



Spalancò gli occhi di colpo e si portò una mano al volto meccanicamente, toccandosi febbrilmente le guance, mentre cercava la luna nel cielo con il respiro affannoso.
Non c’era. La notte era ancora più oscura di prima. Il novilunio non era ancora terminato.
E non stava piangendo.
Meno male.

“Hai fatto un incubo?” gli occhi dorati del demone cane la osservavano freddi. Non stava dormendo e non aveva coltelli puntati al cuore.

“Si” sibilò lei, lasciando ricadere la mano stancamente sulla pelliccia. Perché aveva cercato di baciarlo? E perché stava piangendo?

Lei non avrebbe mai pianto. Quello era uno stupido sentimentalismo umano. Le lacrime rendevano fiacchi, e lei non poteva permettersi debolezze.

“Gli incubi non hanno senso, vero?” domandò, richiudendo gli occhi color porpora per un altro istante e sfoderando un ghigno amaro e sfrontato al tempo stesso.

“Neanche i sogni ne hanno uno.” Rispose pacatamente lui. Forse per questo non valeva la pena dormire. Non c’era alcun motivo di smettere di vegliare su di Rin, per poi vedere unicamente stranezze insignificanti.

Kagura si alzò in piedi liberandosi con delicatezza dalla presa di Rin, che emise degli altri mugolii, ma non si svegliò, e si avvicinò alla riva del torrente facendo volare più distanti molte lucciole.

Più volte durante la sua breve vita si era sentita spaventata e arrabbiata, ma in quel momento, provava unicamente tristezza. Non avrebbe mai creduto di essere tanto “sentimentale”, ma in quel momento, forse si sarebbe messa veramente a piangere, se non fosse stata per la sua ferma volontà di non mostrarsi ancora più vulnerabile agli occhi di tutti.

Era finita, veramente.
Non aveva idea di dove trovare il neonato e di come salvarsi.
Il suo rapido giro turistico per il bosco si sarebbe concluso al più presto con un’ultima stretta al cuore, e così, addio Kagura…

Un forte tremore la scosse, ma fece di tutto per dominarsi e non darlo a vedere al demone cane, che continuava a osservarla senza parlare, seduto lì vicino, e naturalmente si era accorto dello strano movimento.

“Se ti restassero pochissime ore di vita, cosa faresti?” diede alla sua voce un tono spaccone, del quale si compiacque molto, e si voltò a fissare l’uomo negli occhi, come per sfidarlo: credevi che stessi per crollare? Illuso.

Sesshomaru sostenne lo sguardo. Quella donna era decisamente strana: prima cercava di raggirarlo con la solita storia del patto, poi salvava Rin, cenava con loro e dormiva abbracciata alla bambina, infine tremava e faceva discorsi assurdi.

“Non ti capisco.” Fece semplicemente, alzando le spalle.
Questa volta fu Kagura a stupirsi. Il concetto era chiarissimo…

“Ma sì! Se tu avessi la consapevolezza di stare per morire, c’è sicuramente qualcosa che vorresti fare prima della fine, no?” ma siccome non rispondeva neanche stavolta, riprese “in quell’incubo, per esempio, io avevo due ultimi desideri, ma erano insensati e macabri. Tu cosa faresti?”

Voleva assolutamente una risposta.
Era importante.
Se non fosse stato essenziale, non ne avrebbe certo parlato con un nemico…

Il demone cane, si alzò in piedi, in tutta la sua altezza ed eleganza, e mosse qualche passo verso di lei.

“Che assurdità… Naturalmente, non mi rassegnerei mai alla sconfitta…”


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Vecchio 13-05-2006, 14:37
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Predefinito Re: Fanfiction: "The Wind"

è bellissimaa posta anche gli altri, dopo questo post, poi cancello il mio commento e avremmo una storia unica bellissima chiaretta
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Vecchio 15-07-2006, 12:29
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*The Wind*


***
Kago no tori
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metsuki kana.

L'uccello in gabbia,
osserva, invidioso,
la farfalla.
(Issa, Haiku)

***

Capitolo 4


"Naturalmente, non mi rassegnerei mai alla sconfitta…” Sesshomaru si era avvicinato con fare imponente e deciso, dando alle sue parole un'inclinazione orgogliosa, come se si fosse trattato del suo stile di vita, e forse era proprio così. La Domatrice portò altrove lo sguardo.

"... anche se fosse chiaro che si tratta di una battaglia persa in partenza?"

"Non si può mai essere sicuri di una cosa del genere."

"Certo che si può essere consapevoli della propria debolezza..."

"Ma potrebbe accadere qualsiasi cosa." La voce dell'uomo risuonava ancora più convinta,e Kagura, udendo quelle parole, si voltò di scatto con gli occhi colmi di rabbia: perchè gli stava dando false speranze? Era proprio l'ultima cosa di cui aveva bisogno! Con quelle parole, sembrava quasi possibile un miracolo, per esempio la morte improvvisa di Naraku o il tradimento -decisamente poco probabile- di Kanna. Così lui le stava dicendo che avrebbe vinto, anche se non era vero., ma perchè in qualche modo la incoraggiava?

"Non è vero!" gridò confusa, dimenticandosi che Rin e Jaken dormivano proprio lì vicino, e facendo prendere il volo ad alcuni uccelli, con un veloce frullio di ali "Non è vero che la situazione si ribalterà, non è vero che anche il più debole può vincere: questi sono sogni, fantasie, cose che si dicono tanto per dire, ma la realtà è un'altra! Qui si tratta di vita vera!"
Sesshomaru, con la coda nell'occhio e l'aria contrariata, si assicurò che la voce squillante della donna non avesse destato la bambina, poi si rivolse nuovamente a lei, stavolta con un tono gelido e uno sguardo duro:

"E tu cosa ne sai della vita vera?" disse con una lentezza quasi esasperante, forse addirittura crudele. Kagura strinse forte le labbra.
Che ironia della sorte.
Proprio un uomo così freddo e distaccato doveva dirle che non sapeva un accidenti dell'esistenza?
Ed era drammaticamente vero.
Ma faceva male sentirlo.

"Non mi risulta che tu sia particolarmente esperta" continuò lui "Se hai così tanta paura, allora non vale neanche la pena iniziare a combattere."

Ecco. L'aveva detto.
Le aveva detto che era solo una vigliacca, che non aveva il coraggio delle proprie azioni e che non meritava altro che la sconfitta.
Tutte cose sottintese che lei si era detta ormai più volte da sola, ma che la reticenza del demone cane rendeva ancora più taglienti. Quelle parole e quei pensieri la stavano colpendo come lame affilate e lei ristava lì, inerme, a sanguinare.
Poi di nuovo la sua voce, più morbida:

"Kagura..."

Lo fissò negli occhi con uno sguardo sgomento: era la prima volta che il suo nome, pronunciato da qualcun altro, le sembrava così bello e musicale.

"Cosa stai facendo?"

Gli interessava veramente saperlo o lo diceva perchè gli faceva pena? I suoi occhi non erano più glaciali come prima e la scrutavano con attenzione, ma anche con una parvenza di gentilezza.

"Che domanda è?" farfugliò lei piano "Cerco di ottenere la mia libertà, naturalmente..."

"Beh, in questo momento mi sembri decisamente libera."

Kagura sorrise lievemente:

"Già, questa era anche la mia impressione, ma è un'illusione. Il mio cuore è ancora in mano a Naraku, e non ho modo di riaverlo indietro."

Sesshomaru tornò silenziosamente a sedersi appoggiato al tronco dell'albero:

"In qualsiasi modo la metti, io ho sempre l'impressione che tu abbia vinto."



Per quanto tempo era rimasta a terra, ferita?
La paura la incatenava a quel castello e la sua vergogna le infliggeva infiniti colpi che la rendevano sempre più debole e sanguinante, in attesa che qualcuno venisse a porgerle una mano e a tirarla su.
Ma non aveva senso aspettare, forse, se ci avesse seriamente provato, si sarebbe alzata benissimo da sola. E lo aveva fatto veramente, quella sera, raccogliendo tutto il suo coraggio. E poi era ricrollata, spaventata dalle conseguenze a tal punto da non essersi resa conto di aver già raggiunto il traguardo.
Aveva smarrito il suo obbiettivo nel terrore di perdere tutto il resto, ma alla fin fine, aveva ragione quel dannato demone cane: lei non aveva niente da perdere.
La vita non sapeva ancora cosa fosse, per quanto poco l'aveva vissuta, quindi perchè era così spaventata da un fantasma?
Libertà significa non avere paura?
Se è così, allora lei non l'avrebbe mai raggiunta, continuando a scappare.


"Ti spiace se rimango con voi ancora per un po'?"


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  #7  
Vecchio 15-07-2006, 13:26
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Predefinito Re: Fanfiction: "The Wind"

sono rimasta indietro, non ho letto nemmeno il terzo capitolo, ma mi rifarò e commenterò molto presto^^
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  #8  
Vecchio 15-07-2006, 19:19
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Predefinito Re: Fanfiction: "The Wind"

finalmente la nostra chiaretta riscrive
io la avevo letta, ma la rileggero da capo era bellissima
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  #9  
Vecchio 16-07-2006, 16:39
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Predefinito Re: Fanfiction: "The Wind"

letta questa mattina, che dire, aspetto il seguito^^ 8)
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